Intorno al Museo delle Opacità
Per Édouard Glissant l’opacità è un diritto di ogni essere umano a non vedere la propria identità assoggettata alle classificazioni unilaterali delle barbarie coloniali, riparando la complessità delle relazioni umane contemporanee. Quali retoriche rintracciare nelle forme di sfruttamento e annientamento coloniale delle risorse e dei saperi? È possibile opporvisi e costruire narrazioni alternative e forme di resistenza? Wissal Houbabi, in dialogo con le associazioni Tezetà e Questa è Roma, inserisce alcuni oggetti etnografici delle collezioni all’interno del phonomuseum.rome, un museo del futuro immaginato come uno spazio domestico dove preservare le lingue madri oppresse dalle lingue coloniali. La performance di Bocar Niang, griot e artista senegalese, presenta una narrazione orale, qui trascritta, di una collana somala delle collezioni del Museo, rievocando le molteplici possibili storie di chi l’ha indossata e liberandola dalla lettura etnografica successiva alla sua musealizzazione. L’assemblea CLIMAVORE del duo artistico Cooking Sections indaga e riflette sulle relazioni tra l’emergenza climatica e il modo in cui mangiamo, partendo dalle radici capitalistiche e coloniali dell’industria alimentare, prefigurata anche dagli aspetti merceologici dell’ex Museo Coloniale, ad esempio in relazione allo sfruttamento della palma doum, approfondito dall’ articolo di Rosa Anna Di Lella.