L’installazione trasforma gli spazi espositivi nelle ipotetiche sale del phonomuseum.rome, un museo del futuro che sarebbe inaugurato nel 2152, riflettendo sul ruolo delle imposizioni linguistiche nei processi di colonizzazione attraverso cinque “lingue pre-coloniali” – tigrino, tashilhit, wolof, pulaar e bengali. Queste lingue, controllate e condizionate dagli europei che ne hanno colonizzato i parlanti e i loro territori, sono qui immaginate provocatoriamente come reperti museificati della presenza di abitanti diasporici di Roma nel 2023 (l’epoca presente che in ph0n0museum.rome si immagina come già passata).
Testo introduttivo di Matteo Lucchetti
L’installazione, prodotta collettivamente, fa emergere alcune domande: se queste lingue madri si contrappongono in modo binario alle “lingue padri” colonizzatrici, poiché ritenute incapaci di uscire dal contesto domestico, diverranno successivamente alla loro estinzione reperti da “ri-scoprire” nei contesti museali e accademici occidentali? Se queste lingue madri acquisissero una prospettiva femminista, oltre che anti-coloniale, come si comporterebbero? Durante la residenza artistica al Museo delle Civiltà il collettivo ha inoltre collaborato con alcune comunità e individui afrodiscendenti di Roma per selezionare una serie di oggetti di uso comune, provenienti dall’ex Museo Coloniale di Roma, sottratti nei territori colonizzati ed allestiti nel Museo con fini propagandistici. Tazze, piatti, scarpe, tessuti e abiti sono qui esposti come oggetti liberati dalle narrazioni coloniali e reinseriti in ambienti domestici acusticamente popolati di voci, che rievocano la connessione degli oggetti stessi con le vite quotidiane delle persone a cui furono sottratti. Nessuna traduzione è offerta al visitatore, poiché è essa stessa messa in crisi, all’interno di questo esperimento linguistico e poetico. Il processo perseguito suggerisce quindi un para-museo-casa della decolonizzazione e della diaspora in cui attivare narrazioni partecipate che ripensino radicalmente il ruolo di cura dell’istituzione museale verso gli oggetti che conserva.