n. 1

Forme di restituzione

Tradizioni e innovazione nella cucina di Chef Fatmata Binta e di Immaculate Ruému, produzione artistica e restituzioni nelle opere di Victor Fotso Nyie. Numero a cura di Johanne Affricot ed Eric Otieno Sumba.

Patrimoni culturali immateriali, tra arti culinarie e sculture, che parlano di produzioni artistiche passate, contemporanee e di restituzioni culturali tra Italia e Camerun, sono i temi affrontati in questo numero attraverso una serie di approfondimenti su eventi e attività realizzate al Museo delle Civiltà con il sostegno del Servizio Relazioni Internazionali del Ministero della Cultura.

I contributi, a cura di Johanne Affricot ed Eric Otieno Sumba, riflettono sulle forme di recupero e innovazione delle tradizioni e saperi legati al cibo in Africa occidentale, attraverso il lavoro della Chef fulani Fatmata Binta e della Chef di origini nigeriane Immaculate Ruému. La dimensione immateriale è un elemento centrale anche nelle produzioni di cultura materiale realizzate da artiste/i e artigiane/i africane/i in passato e nella contemporaneità. Su questo tema riflette Victor Fotso Nye in Identità Sospese, partendo da opere e oggetti di provenienza africana e interrogandosi sulla loro presenza nei musei occidentali, e l’assenza percepita nella formazione delle nuove generazioni africane.

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n. 2

Intorno al Museo delle Opacità

I curatori del Museo delle Opacità – processo espositivo di rilettura critica delle collezioni dell’ex Museo Coloniale di Roma – Gaia Delpino, Rosa Anna Di Lella e Matteo Lucchetti, approfondiscono i progetti di alcuni degli artisti invitati a contribuire: Wissal Houbabi, Cooking Sections e Bocar Niang.

Per Édouard Glissant l’opacità è un diritto di ogni essere umano a non vedere la propria identità assoggettata alle classificazioni unilaterali delle barbarie coloniali, riparando la complessità delle relazioni umane contemporanee. Quali retoriche rintracciare nelle forme di sfruttamento e annientamento coloniale delle risorse e dei saperi? È possibile opporvisi e costruire narrazioni alternative e forme di resistenza? Wissal Houbabi, in dialogo con le associazioni Tezetà e Questa è Roma, inserisce alcuni oggetti etnografici delle collezioni all’interno del phonomuseum.rome, un museo del futuro immaginato come uno spazio domestico dove preservare le lingue madri oppresse dalle lingue coloniali. La performance di Bocar Niang, griot e artista senegalese, presenta una narrazione orale, qui trascritta, di una collana somala delle collezioni del Museo, rievocando le molteplici possibili storie di chi l’ha indossata e liberandola dalla lettura etnografica successiva alla sua musealizzazione. L’assemblea CLIMAVORE del duo artistico Cooking Sections indaga e riflette sulle relazioni tra l’emergenza climatica e il modo in cui mangiamo, partendo dalle radici capitalistiche e coloniali dell’industria alimentare, prefigurata anche dagli aspetti merceologici dell’ex Museo Coloniale, ad esempio in relazione allo sfruttamento della palma doum, approfondito dall’ articolo di Rosa Anna Di Lella.

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n. 3

Rileggere le collezioni

Le collezioni museali possono essere guardate, narrate e riattivate da una pluralità di sguardi, posture e prospettive, che in questo numero osserviamo nei contributi degli artisti Justin Randolph Thompson, Adelita Husni-Bey, Gala Porras-Kim e il musicista Dudù Kouate.

Gli oggetti, le opere e i documenti decontestualizzati dai loro luoghi di origine e conservati nel museo acquisiscono lo status di “beni culturali”, inseriti quindi in collezioni e sottoposti ad attività di conservazione, studio e valorizzazione. Il processo di musealizzazione spesso ne ha snaturato le finalità, le funzioni e in generale i valori per cui erano stati pensati, realizzati e agiti nei contesti originali. Come restituire agli oggetti museali la complessità della loro vita precedente al momento dell’acquisizione?

In questo numero riflettiamo su questo tema e su alcuni percorsi di rilettura di opere e oggetti. Il musicista Dudù Kouate, su invito dell’artista visivo Justin Randolph Thompson a sonorizzare dal vivo una proiezione del suo film From the Campidoglio to the Zoo, ha fatto suonare nuovamente alcuni strumenti musicali delle collezioni di arti e culture africane.

Il contributo di Adelita Husni Bey nasce invece a partire dal laboratorio permanente “Una collezione in tumulto”, iniziato nel 2022 su invito di LOCALES, in collaborazione con il Museo delle Civiltà, proponendo una riflessione critica sulle collezioni dell’ex Museo Coniale e sulle possibilità di pensarle composte da soggetti e non soltanto come oggetti senza volontà. Infine l’artista Gala Porras-Kim nel corso della sua Research Fellowship al Museo delle Civiltà ha riflettuto sul rapporto tra funzionari curatori e gli oggetti di cui si prendono cura, creando un’installazione video che cerca di materializzare questa relazione.

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